giovedì 29 gennaio 2015

alle prese con i buoni e i cattivi

non ho mai usato il termine "cattivo" con i miei figli, non li ho mai ripresi apostrofandoli così e loro sono talmente certi di non esserlo, neanche se fanno una marachella, che quando una nonna (vecchie generazioni!) li definisce così per un capriccio o simili, loro sono sicuri e pronti a ribattere che "nessun bambino è cattivo!". non li ho mai neanche lodati dicendogli che sono "buoni" o "bravi", in realtà perchè cerco di non etichettarli mai, e per condividere un momento di entusiasmo preferisco un "sei meraviglioso!" con un grande abbraccio, che ha anche un accento iperbolico un pò ironico che spero tolga un pò di attenzione dal motivo della lode e faccia scorrere semplicemente l'amore incondizionato che provo.
è evidente però che, in questo periodo, il pensiero di pietro  sia incentrato proprio su questo. sui buoni e sui cattivi. nei giochi con i suoi amati dinosauri, gli erbivori sono i buoni per antonomasia mentre i carnivori famelici sono i cattivi, poi partendo da questo presupposto cerca di mischiare le carte e sperimentare: gli erbivori diventano onnivori pericolosi più dei carnivori stessi, lui interpreta quasi sempre gli erbivori che da pacifici brucatori di insalata si trasformano in temibili avversarsi per i carnivori, che soccombono. 
nei giochi con matteo si diverte a fare il cattivo ma si arrabbia se matteo glielo propone e oggi, mentre a casa parlavamo di una rapina avvenuta in una banca vicino casa, lui mi fa "mamma, ma allora in questo mondo esistono davvero i cattivi?". io, a malincuore, gli rispondono di si. e lui, con aria sconcertata forse in attesa di una mia correzione, dice: "però io lo so che i fantasmi non esistono, anche se dico che ho paura di loro".
un bel dilemma i buoni e i cattivi, la relatività è una cosa difficile da imparare, e anche da insegnare.

martedì 13 gennaio 2015

design di recupero / SBOBINA DESIGN

 moduli Boris - Sbobbina Design
il primo post che ho pensato di scrivere dopo questa mia lunga assenza riguarda il riuso dei materiali, che in questo caso diventano la base per oggetti di design molto belli e funzionali secondo me, senza assolutamente nulla da invidiare alle migliaia di oggetti industriali prodotti oggi.
la ricerca, e la scoperta, di modi originali di dare una vita nuova a qualcosa di utilizzato precedentemente con un'altra funzione, e anche un'altra forma a volte, mi entusiasma sempre molto perché io penso che il futuro sia in queste cose, in questo genere di pensiero intendo, che non soltanto ha il valore etico dell' eco-sostenibilità ma anche un senso umano più profondo, che ci lega alle cose e al tempo che passa in un modo naturale, meno consumistico. sarà che sono una persona essenziale, che farebbe a meno di tutti gli oggetti, orpelli e strumenti spesso inutili di cui ci affolliamo, ma penso che il senso di un oggetto funzionale sia ancora più alto se su di esso ha camminato il tempo, che è ciò che ci lega alla vita.
ero partita con questa sezione del blog, il design di recupero appunto, con il post su franziska wodicka e rupert blanchard dove il recupero era sostanzialmente basato su vecchi cassetti e vecchie ante poi riassemblati. 
l'ideatore di sbobina designemiliano bona, invece recupera bobine industriali di legno e in generale materiali industriali dismessi, trasformandoli in arredi essenziali sia nella forma che nelle definizioni di colore: quello che spicca è la materia, reinventata e riadattata alla nuova funzione.

questa una parte della sua presentazione:

"Bobine per cavi elettrici, assi da ponteggio e casse di imballaggio vengono trasformate, attraverso una procedura non più industriale ma artigianale, in tavoli, librerie, sedute, attaccapanni e lampade. Ogni singolo prodotto è il risultato dada di un’umanizzazione delle forme industriali. Sbobinare: svolgere una bobina, convertire, trasformare una forma in un’altra, uno spazio in uno o mille altri".

i moduli boris sono tra gli oggetti che mi sono piaciuti di più, per la semplicità della forma  - seppure "dettagliata" (non sono parallelepipedi perfetti) - ma anche per il fatto che sono dei moduli, appunto, quindi assemblabili diversamente per usi diversi: libreria, sgabello, panca comodino... 


Boris - Sbobina Design

molto belli anche l'attaccapanni ubu

attaccapanni Ubu - Sbobbina Design

 la lampada zivago 


lampada Zivago - Sbobina Design

o le sedute bocar e bondolo (i nomi sono fantastici!)


seduta Bocar - Sbobina Design
sedute Bocar e Bondolo - Sbobina Design


nonché tutte le rotelle usate qua e là!


Sbobina Design

un'altra cosa bella di questa filosofia dell'ingegnarsi per riusare, è che il lavoro diventa un gioco. ovviamente ogni lavoro creativo ha un'accezione giocosa, ma ho l'impressione che l'atto di trasformare, essendo vincolati anche solo mentalmente da una forma e un uso preesistenti, induca maggiormente ad una visione fuori dagli schemi e conduca più facilmente ad esperimenti stravaganti e talvolta infantili. come se il tipo di vincolo stesso ti facesse sentire più libero. non c'è bello assoluto da inseguire, o funzionalità stra-efficace o forma super innovativa, ottenibili partendo da zero e in qualche modo travalicando l'oggetto per farlo diventare il simbolo di quella ricerca. il vincolo progettuale in questo caso è l'oggetto stesso già esistente (o esistito). quello che apprezzo non è semplicemente che si facciano cose belle in maniera eco-sostenibile ma che si facciano cose belle in cui non viene negata la portata del materiale utilizzato, che non è più solo uno strumento ma il soggetto stesso, con le sue qualità fisiche ma anche di memoria. 
e sono dei giovani ad immettere sul mercato queste nuove visioni, i giovani che "salvano" il passato creando spesso situazioni e ambienti di lavoro che sono veri e propri laboratori di idee, dove "l'ufficio" magari è costituito da un gruppo di amici appassionati che segue il filo delle suggestioni. 
emiliano bona lavora in un posto così: con il gruppo vontree (quattro creativi con formazioni differenti) propone la progettazione e la vendita di oggetti di design e d'arte realizzati nel loro spazio officina a bergamo. mi pare anche un bello spazio!