alcune fanno sorridere, altre emozionano, ma tutte sorprendono. certe frasi dei bambini, dette con una tale leggerezza e schiettezza da colpirti. oggi i miei figli me ne hanno dette ben due, una a testa.
pietro (2 anni e 10 mesi) è in una fase che definirei di "calibrazione del capriccio". inizia ad essere più cosciente e la comunicazione tra noi è più facile. come molti bambini, usa il capriccio per attirare l'attenzione, e per capriccio intendo anche lo sgarbo, il dispetto, i "si/no" ripetuti fino all'esasperazione. io con tanta pazienza cerco di non cadere nel tranello e avere con lui sempre un tono dialogativo, che non incastra e non sbotta (non sempre mi riesce ma il tentativo c'è). cerco di fargli capire che il sistema non è quello, tanto che nemmeno io lo uso, ma che c'è sempre spazio per dire le cose in modo chiaro e sincero.
e così mi sembra che lui stia cambiando. continua ad avere momenti di ripicca, di messa alla prova, ma lo vedi anche fare un passo indietro, ritararsi, guardandoti negli occhi per cercare in te la conferma del suo sforzo.
stasera, quando l'ho messo a letto, ha ricominciato a tossire parecchio. non riusciva a stare steso, così gli ho preso un cuscino più alto, gli ho preparato dell'acqua e zucchero e sono rimasta vicino a lui accarezzandolo. lui mi teneva la mano come facciamo sempre prima di dormire e a un certo punto mi ha detto con tono sereno: "mamma, è bello essere gentili".
non so bene perchè, ma non ho pensato che si riferisse solo alla mia chiamiamola gentilezza di quei momenti, ma alla sua anche. alla sua docilità nel godersi quella gentilezza, e quindi alla sua potenziale gentilezza in generale. perchè per essere "gentili ", d'animo, bisogna saper apprezzare la gentilezza degli altri, la cura che hanno per noi. questa frase, piazzata così nel silenzio e semplice come poche, mi ha dato la misura di quello che io e pietro ci stiamo scambiando. perchè la gentilezza che sto cercando di trasmettergli non è la gentilezza nel dire le cose o la gentilezza della forma, ma piuttosto una cura, una morbidezza, la capacità di fidarsi e di accogliere. e adesso credo che sto riuscendo a farlo. ne sono felice.
matteo (4 anni e 10 mesi) oggi torna da scuola emozionato dalle palline di natale che aveva preparato al laboratorio di pittura. aveva deciso di attaccarle all'albero di carta che stiamo preparando (di cui spero di riuscire a mostrarvi l'esito ma un pezzetto lo vedete anche qui su). per questo motivo mi ha chiesto subito la colla ma quando ha capito che pietro stava dormendo mi ha detto che per prima cosa voleva mettersi a fare altre palline, perchè effettivamente pietro in momenti del genere, dopo un pò, gioca al disturbatore, come è ovvio essendo piccolo.
sapeva già tutto, come le voleva fare, cosa gli serviva per farle. quindi io mi sono ritrovata ad eseguire semplicemente le sue richieste dandogli gli strumenti che mi chiedeva e ad osservarlo nella grande precisione e concentrazione che metteva nello svolgere quell'attività.
a un certo punto lui stava mettendo i brillantini su una di queste palline. metteva la colla poi versava un pò di brillantina, toglieva l'eccesso ripiegando il foglio per far cadere i brillantini in un contenitore e non sul tavolo. poi metteva la colla negli spazi rimasti vuoti e ripeteva l'operazione, con grande dovizia e si intravedeva anche una certa fierezza.
tant'è che, parlando tra sè e sè, l'ho sentito dire: "eh, la vita è bella... ma è dura!" e questa frase mi ha fatto sorridere: orgoglioso della sua capacità, sentiva di avere questa grande responsabilità, di portare avanti un lavoro impegnativo per lui come quello, ma assolutamente capace di farlo.
alla fine in questi momenti che durano pochi secondi, il tempo di pronunciare due o tre parole, si ritrova il senso di quello che ci diciamo con i nostri figli. momenti in cui possiamo vederli nella loro profondità, una profondità molto semplice.