era da qualche giorno che pensavo all'argomento, perché qui siamo nel pieno della rabbia da "abbandono all'asilo", e - come mi capita sempre nei momenti topici - ho la testa piena di domande, timori e riflessioni sul mio comportamento.
poi qualche giorno fa ho letto anche un post di silvia /mammabook, che toccava l'argomento "inizio dell'asilo" e così mi sono ritrovata a scrivere.
la mia situazione è forse aggravata dal fatto che pietro ha 2 ANNI (detti anche "I TEMIBILI 2"!) ed ha cominciato l'asilo proprio quando li ha compiuti, quindi l'effetto è ...una bomba!
nessuna scenata per andare a scuola. nessun pianto al momento dei saluti. e un grande grandissimo abbraccio quando lo vado a prendere. ma poi, al momento di mettere la giacca e andarcene, inizia la mia giornata di passione (nel senso cristiano del termine)!
giacca si, giacca no. scappa, ritorna. si arrabbia. sghignazza. urla.
all'inizio ho cercato di prenderla con le buone. anche perché capisco che si tratta di un momento difficile per loro: di grandi scoperte ma anche di grande incertezza: cos'è il mondo senza mamma vicino? cosa perdo nel rapporto con lei e a cosa mi porterà questa nuova autonomia?
per questo motivo potevamo stare anche mezz'ora lì nell'ingresso, con lui che scappava e si nascondeva ed io che facevo la vaga: lo chiamavo, ci giocavo, mi distraevo (fingevo, quando mi stava per salire troppo il nervoso!). ci sono state anche diverse scenette con le maestre, tipo "allora mamma se ne va? tu resti qui?" e lì pianti e urla! ma comunque inutili, perché non appena finiva la scenetta, di nuovo giacca si giacca no!
dopo un pò di giorni, dato che mi sembrava di non sortire proprio alcun effetto - tranne farmi la croce con la mano storta (scusate ma a volte il napoletano mi sembra il più calzante!) ogni volta che dovevo andarlo a prendere e, diciamo... predispormi male al proseguimento della giornata insieme! - ho deciso che la pazienza era stata sufficiente, che adesso era arrivato il momento di fargli capire che il gioco era durato abbastanza. per cui polso di ferro: se non ti vuoi mettere la giacca ti dico che mi fai dispiacere. a te non te ne passa per l'anticamera per cui continui a trovare sistemi per giocherellare. io ti guardo e resto muta. mi avvicino e tento di infilartela (ostentando molta calma e sicurezza...), ma ovviamente tu non aspettavi altro: e via di nuovo con "scappo, mi nascondo". a quel punto, fermezza. infilo coercitivamente la giacca e, tra i suoi capricci, usciamo. se anche per scendere le scale inizia "un balletto" lo prendo in braccio e vado.
vi dico subito che questa seconda tappa è durata solo due giorni, perché al secondo giorno, dopo averlo portato in braccio per le scale, averlo portato in braccio per tutta la strada (circa 500 m per 16 kg) e portato in braccio su fino a casa (terzo piano senza ascensore di un palazzo antico, quindi aaalto!), ho capito che era proprio fisicamente che non potevo reggere questo andazzo, oltre alla tristezza di tenerlo in braccio mentre si dibatteva.
e allora? che faccio? mica si può vivere a lungo così! con questa rabbia perenne, la sua, che rischiava di diventare anche la mia!
ho cominciato a riflettere un pò più dettagliatamente sulla questione, senza soffermarmi solo sulla vicenda "asilo" ma cercando di ricordare bene lui come sta durante la giornata, che cosa mi chiede. e io che risposte gli dò.
è arrabbiato anche quando si sveglia dal pisolino. magari il primo sguardo è sorridente, ma dura un attimo. poi torna la cupezza, il pianto, l'arrabbiatura. e, nonostante entri nella sua stanza con un grande sorriso e con le mani tese già dalla porta verso di lui, nessun cambiamento.
solo due cose sapevo: che i capricci, in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione, andavano arginati, ignorandoli completamente fino alla fine; è vero che li faceva per un disagio, per una paura, ma doveva capire che quello non era un modo accettabile per chiedere nulla.
la seconda cosa di cui ero certa era che per questo disagio e questa paura gli serviva aiuto. il messaggio che doveva arrivargli era: lo so che è un momento difficile e che sei arrabbiato e impaurito, ma fare i capricci non serve, ci rende solo più tristi, e quindi io non posso capirti. ti aiuterò comunque, sostenendoti in tutti gli altri momenti con maggiore attenzione, maggiore tempo, maggiore empatia.
negli ultimi due giorni credo di poter dire che ci sono riuscita. sono due giorni infatti che il ritorno da scuola è tranquillo e sereno. che si sveglia di buon umore, che è più affettuoso, quasi per nulla (o forse proprio per nulla!) capriccioso, e che insomma stiamo bene insieme, in quell'armonia che dà una grande leggerezza.
ho capito che matteo, essendo il più grande, forse è il più ascoltato. semplicemente per il fatto che parla di più e più a lungo. che i giochi li stabilisce quasi sempre lui, e che in effetti pietro è sempre il secondo un pò in tutto. mi intenerisce molto vedere con quanta costanza pietro tenda ad imitare il fratello: ogni suo modo, ogni suo gesto, ogni suo gioco. lo so che è tipico dei fratelli più piccoli imitare il grande, ma non so perchè ad un certo punto ha cominciato a risuonarmi male, a farmi pensare che forse anche questo bisogno poteva nascondere qualcosa.
l'ho ascoltato. in ogni momento guardandolo negli occhi. gli ho chiesto a cosa volesse giocare e se il gioco invece lo proponeva matteo gli stavo vicino per permettergli di giocare a "pari livello". l'ho coccolato di più, l'ho baciato di più e sono stata più indulgente su alcune richieste (come il terzo biberon a letto!!) perchè credo che quelle fossero ancora richieste, seppure più miti, di conferma di me. penso che questo faccia bene anche a matteo, che gli insegni ad aspettare e a partecipare di più anche nelle cose non proposte da lui, perchè è importante anche per lui crescere in un equilibrio di ruoli, a volte protagonista, altre spalla!
con questa idea, di maggiore comunione, ho voluto proporre loro un gioco che ci mettesse gomito a gomito rendendoci tutti e tre protagonisti! la mattina, mentre erano a scuola, ho fatto su vari fogli bianchi dei piccoli disegni confinati in un angolo del foglio. un laghetto, un gelataio, tre animali, un parco giochi. poi in camera loro ho attaccato a terra dei giornali vecchi creando un bel tappetone. quello che volevo era poterci stendere tutti e tre su quel tappeto con i colori per le dita a disposizione e ognuno con il suo indice colorato sarebbe stato un omino dentro quei fogli, che poteva andare a guardare le anatre e poi venirgli la voglia di giocare a palla vicino al laghetto. oppure farsi un grande gelato, con tutti i gusti che voleva, al chiosco dei gelati. oppure sfidare il leone in un feroce combattimento! e tutti e tre partecipavamo alle storie degli altri. è stato divertente. vederli stupiti e ancora ignari davanti a tutti quei giornali attaccati sul pavimento, e giocare insieme su quei fogli che da bianchi sono diventati quasi un'unica macchia di colori (è per questo che non ve li mostro)! in verità speravo che sarebbero state più riconoscibili le impronte dei polpasterlli, i percorsi e i disegni vari, ne avrei fatto un quadretto!
insomma, speriamo che duri!
anche perchè oggi invece c'è stata maretta! io non mi sentivo molto bene ed ero stanca. armando è stato impegnato tutta la mattina a fare un lavoro sul terrazzo, quindi ero da sola tra i due e la casa totalmente a soqquadro dopo ieri che siamo stati fuori tutto il giorno e che quindi era rimasta come venerdi.
e non ha regnato un ottimo umore: io andavo un pò fuggendo e pietro ha cominciato, come da copione, a capricciare un pò su tutto il possibile.
poi però nel pomeriggio ho dormito e quindi, più riposata, forse sono riuscita a recuperare terreno! speriamo bene...domani è lunedi!
giacca si, giacca no. scappa, ritorna. si arrabbia. sghignazza. urla.
all'inizio ho cercato di prenderla con le buone. anche perché capisco che si tratta di un momento difficile per loro: di grandi scoperte ma anche di grande incertezza: cos'è il mondo senza mamma vicino? cosa perdo nel rapporto con lei e a cosa mi porterà questa nuova autonomia?
per questo motivo potevamo stare anche mezz'ora lì nell'ingresso, con lui che scappava e si nascondeva ed io che facevo la vaga: lo chiamavo, ci giocavo, mi distraevo (fingevo, quando mi stava per salire troppo il nervoso!). ci sono state anche diverse scenette con le maestre, tipo "allora mamma se ne va? tu resti qui?" e lì pianti e urla! ma comunque inutili, perché non appena finiva la scenetta, di nuovo giacca si giacca no!
dopo un pò di giorni, dato che mi sembrava di non sortire proprio alcun effetto - tranne farmi la croce con la mano storta (scusate ma a volte il napoletano mi sembra il più calzante!) ogni volta che dovevo andarlo a prendere e, diciamo... predispormi male al proseguimento della giornata insieme! - ho deciso che la pazienza era stata sufficiente, che adesso era arrivato il momento di fargli capire che il gioco era durato abbastanza. per cui polso di ferro: se non ti vuoi mettere la giacca ti dico che mi fai dispiacere. a te non te ne passa per l'anticamera per cui continui a trovare sistemi per giocherellare. io ti guardo e resto muta. mi avvicino e tento di infilartela (ostentando molta calma e sicurezza...), ma ovviamente tu non aspettavi altro: e via di nuovo con "scappo, mi nascondo". a quel punto, fermezza. infilo coercitivamente la giacca e, tra i suoi capricci, usciamo. se anche per scendere le scale inizia "un balletto" lo prendo in braccio e vado.
vi dico subito che questa seconda tappa è durata solo due giorni, perché al secondo giorno, dopo averlo portato in braccio per le scale, averlo portato in braccio per tutta la strada (circa 500 m per 16 kg) e portato in braccio su fino a casa (terzo piano senza ascensore di un palazzo antico, quindi aaalto!), ho capito che era proprio fisicamente che non potevo reggere questo andazzo, oltre alla tristezza di tenerlo in braccio mentre si dibatteva.
e allora? che faccio? mica si può vivere a lungo così! con questa rabbia perenne, la sua, che rischiava di diventare anche la mia!
ho cominciato a riflettere un pò più dettagliatamente sulla questione, senza soffermarmi solo sulla vicenda "asilo" ma cercando di ricordare bene lui come sta durante la giornata, che cosa mi chiede. e io che risposte gli dò.
è arrabbiato anche quando si sveglia dal pisolino. magari il primo sguardo è sorridente, ma dura un attimo. poi torna la cupezza, il pianto, l'arrabbiatura. e, nonostante entri nella sua stanza con un grande sorriso e con le mani tese già dalla porta verso di lui, nessun cambiamento.
solo due cose sapevo: che i capricci, in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione, andavano arginati, ignorandoli completamente fino alla fine; è vero che li faceva per un disagio, per una paura, ma doveva capire che quello non era un modo accettabile per chiedere nulla.
la seconda cosa di cui ero certa era che per questo disagio e questa paura gli serviva aiuto. il messaggio che doveva arrivargli era: lo so che è un momento difficile e che sei arrabbiato e impaurito, ma fare i capricci non serve, ci rende solo più tristi, e quindi io non posso capirti. ti aiuterò comunque, sostenendoti in tutti gli altri momenti con maggiore attenzione, maggiore tempo, maggiore empatia.
negli ultimi due giorni credo di poter dire che ci sono riuscita. sono due giorni infatti che il ritorno da scuola è tranquillo e sereno. che si sveglia di buon umore, che è più affettuoso, quasi per nulla (o forse proprio per nulla!) capriccioso, e che insomma stiamo bene insieme, in quell'armonia che dà una grande leggerezza.
ho capito che matteo, essendo il più grande, forse è il più ascoltato. semplicemente per il fatto che parla di più e più a lungo. che i giochi li stabilisce quasi sempre lui, e che in effetti pietro è sempre il secondo un pò in tutto. mi intenerisce molto vedere con quanta costanza pietro tenda ad imitare il fratello: ogni suo modo, ogni suo gesto, ogni suo gioco. lo so che è tipico dei fratelli più piccoli imitare il grande, ma non so perchè ad un certo punto ha cominciato a risuonarmi male, a farmi pensare che forse anche questo bisogno poteva nascondere qualcosa.
l'ho ascoltato. in ogni momento guardandolo negli occhi. gli ho chiesto a cosa volesse giocare e se il gioco invece lo proponeva matteo gli stavo vicino per permettergli di giocare a "pari livello". l'ho coccolato di più, l'ho baciato di più e sono stata più indulgente su alcune richieste (come il terzo biberon a letto!!) perchè credo che quelle fossero ancora richieste, seppure più miti, di conferma di me. penso che questo faccia bene anche a matteo, che gli insegni ad aspettare e a partecipare di più anche nelle cose non proposte da lui, perchè è importante anche per lui crescere in un equilibrio di ruoli, a volte protagonista, altre spalla!
con questa idea, di maggiore comunione, ho voluto proporre loro un gioco che ci mettesse gomito a gomito rendendoci tutti e tre protagonisti! la mattina, mentre erano a scuola, ho fatto su vari fogli bianchi dei piccoli disegni confinati in un angolo del foglio. un laghetto, un gelataio, tre animali, un parco giochi. poi in camera loro ho attaccato a terra dei giornali vecchi creando un bel tappetone. quello che volevo era poterci stendere tutti e tre su quel tappeto con i colori per le dita a disposizione e ognuno con il suo indice colorato sarebbe stato un omino dentro quei fogli, che poteva andare a guardare le anatre e poi venirgli la voglia di giocare a palla vicino al laghetto. oppure farsi un grande gelato, con tutti i gusti che voleva, al chiosco dei gelati. oppure sfidare il leone in un feroce combattimento! e tutti e tre partecipavamo alle storie degli altri. è stato divertente. vederli stupiti e ancora ignari davanti a tutti quei giornali attaccati sul pavimento, e giocare insieme su quei fogli che da bianchi sono diventati quasi un'unica macchia di colori (è per questo che non ve li mostro)! in verità speravo che sarebbero state più riconoscibili le impronte dei polpasterlli, i percorsi e i disegni vari, ne avrei fatto un quadretto!
insomma, speriamo che duri!
anche perchè oggi invece c'è stata maretta! io non mi sentivo molto bene ed ero stanca. armando è stato impegnato tutta la mattina a fare un lavoro sul terrazzo, quindi ero da sola tra i due e la casa totalmente a soqquadro dopo ieri che siamo stati fuori tutto il giorno e che quindi era rimasta come venerdi.
e non ha regnato un ottimo umore: io andavo un pò fuggendo e pietro ha cominciato, come da copione, a capricciare un pò su tutto il possibile.
poi però nel pomeriggio ho dormito e quindi, più riposata, forse sono riuscita a recuperare terreno! speriamo bene...domani è lunedi!
che tenerezza... stai crescendo con loro è difficile essere mamme. baci
RispondiEliminaimmagino le volte che ci sarai passata tu...! bisogna scervellarsi un pò!!!
EliminaPenso che tu sia stata bravissima, procedere tentando cose diverse, modificando la rotta in itinere, è un segno di grande sensibilità e di volontà di trovare un modo per risolvere davvero, e concretamente, i problemi. e certo, non sempre siamo al massimo e riusciamo a gestire tutto al meglio: siamo piene di buona volontà, ma pur sempre umane! Continua così e vedrai che i terrible two passeranno presto!
RispondiEliminagrazie dell'incoraggiamento, gio! sono convinta che con i bambini, come in tutte le cose, non possiamo fare altro che metterci la nostra buona volontà e la riflessione. e anche se non siamo perfette, se siamo "umane" e quindi non sempre al massimo della resa, penso che resti comunque dentro di loro la sensazione di una mamma attenta ai loro bisogni e pronta ad ascoltarli!
Elimina...e poi vediamo oggi come va!
Difficle, e tu sei stata molto brava e paziente. Leggendo mi è venuto un pensiero, secondo te non è possibile che semplicemente lui volesse restare ancora all'asilo e non smettere di giocare, dal momento che si trova in un contesto dove lui non è "il piccolo", ma insieme ad altri "piccoli" uguali a lui? anche Sara a volte ha fatto un piantolino venendo via perché andandola a prendere ho interrotto un gioco che le piaceva. Nel mio caso è tutto molto diverso, lei è sola, ed è anche (in certi casi) poco capricciosa, però il tuo racconto mi ha fatto venire in mente questi episodi.
RispondiEliminaInoltre c'è da considerare che più cresce più cerca di affermare se stesso, e di saggiare fin dove può osare, soprattutto avendo un fratello con cui in un certo senso competere.
A parte tutte le mie considerazioni però credo il tuo modo di affrontare la cosa sia, molto faticoso per te, ma sicuramente il più saggio.
guarda, potrebbe pure essere che arrivando a prenderlo interrompo qualcosa, ma non può essere tutte le volte! e poi il capriccio da "ti metto alla prova" lo riconosci.
Eliminainoltre in classe sua è il più piccolo (1 anno in meno) perchè è una classe temporanea avendolo iscritto a gennaio e non essendoci la classe dei piccolissimi, che invece si formerà a settembre.
comunque, oggi sono andata a prenderli ed è andato tutto bene! quindi il mio malumore di ieri non ha fatto troppi danni....meno male che fanno un pò di riserva!
Ti ringrazio per aver scritto questo post, mi sono sentita un po' meno sola - e poi è bello quando un post diventa un dialogo, ha più senso così, che inutilmente appiccicato a qualche pagina virtuale...
RispondiEliminaIo con i bimbi sono quasi sempre sola perché mio marito lavora un sacco e non ho la famiglia vicina.
Il piccolo ha due anni e mezzo e alle volte mi pianta delle scene proprio come a te: oggi era passeggino sì, passeggio no, i calzini me li metto io, no tu, no io, voglio un mostro voglio un maialino un mostro... e mentre disegno il mostro scoppia a piangere (ma disperato!) perché vuole un maialino!
Il problema è che quando c'è mio marito sono in grado di riconoscere che il bambino è nervoso, quando sono da sola ci metto di più, perché ho sempre paura di 'essere nervosa io' e quindi, di riflesso, che mi sembri nervoso lui... e non ti dico, quando si accumulano i no da parte mia scoppia la tragedia... però non posso nemmeno dirgli di sì!
Per non parlare della sera... mettergli il piagiama è una lotta, poi dopo va tutto bene, ma per il pigiama si agita, corre via, mi stringe e non si stacca - è anche fisicamente estenuante, in un momento della giornata in un davvero non ce la faccio più.
Anch'io provo a prenderla con le buone, senza lasciare che se ne approfitti. A volte funziona, a volte no. Credo che nel suo caso gli manchi papà e gli manchino dei compagni di gioco - anche se finalmente ho un'amica con dei bambini con cui ci vediamo una volta alla settimana, e anche se comincia a giocare con la sorellina. E poi, appunto, c'è la sorellina che lui adora, ma che catalizza tutta l'attenzione quando si mangia, per esempio, perché deve essere imboccata ed è di gusti difficili... insomma, ha bisogno di essere rassicurato. Ma non è sempre facile!
E rimane il fatto che quando non ha questi momenti è un bambino davvero buono (e lo è anche la piccola, sennò da sola mi ero già esaurita), e questo aumenta il mio senso di colpa per i momenti in cui non riesco ad avere pazienza.
E ancora: l'ora legale. Ogni anno lui prende a svegliarsi prima al mattino prima che scatti l'ora legale ufficile, perché 'sente' prima la luce. E in questi giorni è esausto, ma non riesce a dormire. E così cominciamo la giornata stanchi... a volte ci riprendiamo, in qualche raro caso no.
anche a me piace quando un argomento non resta chiuso tra le righe di un post, e ancora di più quando è un palleggio tra diversi blog!
Eliminaanche io sono abbastanza sola con loro, un pò per scelta perchè penso che se li ho fatti ci sto io, tanto il tempo che vorranno stare con te sarà (relativamente) breve. un pò perchè non ho mai avuto un gran rapporto con mia madre. e questa solitudine a volte è pesante, soprattutto perchè mi sembra di perdere la capacità, come x te, di essere obbiettiva e non riesco più a fermarmi sulle cose, reagisco di impulso. comunque voglio rincuorarti: a 3 anni passa tutto!!!
un abbraccio
Ho linkato questo tuo post sul blog, ora che ho le mie seconde ospiti...
Eliminaè buffo, siamo esattamente nella stessa situazione, e la pensiamo uguale! Anch'io trovo giusto occuparmi in prima persona dei miei bambini, anche se probabilmente mi costerà un bel po' di fatica riuscire a trovare un lavoro dopo tre anni di pausa. Ma ne è valsa la pena, non solo perché mi sono goduta i bambini, ma anche perché sono sicura di essere diventata una persona migliore.
una domanda mi sono posta, perche' non mi sono ancora iscritta qui...
RispondiEliminamamma quante cose in comune...a parte i nostri piccoletti che hanno la stessa eta...^^
passero' spesso stanne sicura:)
ciao annina! che piacere!
EliminaLa mia Anna ha avuto la crisi dei terrible two prima dell'inizio dell'asilo (è di gennaio e ora per questo ringrazio) e abbiamo passato una settimana da esorcismi. Ho trovato tanti consigli utili in rete che in pochi giorni hanno raddrizzato la situazione, anche se le frigne non mancano mai. Ma quelle sono un'altra cosa, no? La parolina magica da googlare è temper tantrums. Spero che possa servirti...
RispondiEliminaSei così attenta a tutto che vedrai, un modo lo troverai: non perdere la fiducia!
Paola
grazie paola, cercherò! è che a volte col secondo ti manca un pò di forza!
Eliminabrava mamma e non preoccuparti ogni periodo passa e tutto migliora....io penso che bisogna imparare a conoscersi..noi e i nostri figli....io ogni giorno scopro aspetti nuovi del loro carattere (i miei figli hanno 4 e 6 anni) e ogni volta capisco un no, un capriccio e cerco anche con severità di ascoltare la loro anima.....
RispondiEliminaA PRESTO
ti seguo da poco ma volentieri
ciao neveverde, grazie dell'incoraggiamento!
Eliminache brava, pensa che il mio piccolo (14mesi appena fatti) ha già iniziato coi capricci, e fa paura. Dimostra di aver un gran carattere, però cavoli, per farlo ragionare è piccolo e a volte lo ignoro ma lui è davvero una capa tosta! Intanto l'altro non è ancora uscito da questa fase..non sempre è facile tra poco tempo e stanchezza ascoltarli e capirli, almeno per me. Poi seguono grandi sensi di colpa e frustrazione..Ora vado, buonanotte, vale
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